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Trama Pulecenella
Come fu che Antonio Petito diventò Pulcinella. Forse.
Nel 1852, Totonno e Ninuccia sono al servizio di donna Regina che, insieme al figlio Cosimo, gestisce energicamente una locanda a Napoli. Tra gli ospiti, il famoso scrittore Francesco Mastriani ed una compagnia di guitti perennemente sull’orlo della bancarotta.
Il capocomico, nell’imminenza di una Prima, si ritrova senza i due attori protagonisti e individua nei due giovani servitori i possibili sostituti.
Lo spettacolo viene allestito al Teatro San Carlino e narra le avventure di Pulcinella tra la galera, le lite amorose con Colombina e l’immancabile “Mamma li Turchi!”
Il tutto tra i commenti, i lazzi e le intemperanze del pubblico in sala.
Il testo è stato premiato con il Fiorino d’argento al XXV Premio Firenze – Testo Teatrale Inedito – con la seguente motivazione:
Una commedia leggera, tutta napoletana nell’ambientazione e nella parlata, genuina e simpatica, con Pulecenella/Pulcinella, solito povero diavolo che alla fine se la cava sempre e che, anzi, nell’epilogo salva se stesso dalla forca, cui è stato condannato per furto, e anche Napoli dall’assalto dei Turchi.
Ben costruita farsa napoletana, con un interessante gioco di specchi tra gli attori contemporanei che la dovranno mettere in scena, gli attori che storicamente dettero vita alla maschera di Pulcinella, e la rappresentazione di Pulcinella che salva miracolosamente Napoli. Un classico e garbato esempio di teatro nel teatro. Il capocomico, al termine dello spettacolo, si congeda dal pubblico e da Napoli con una speranza: “Speriamo che questa città per risolvere i suoi problemi non debba sempre avere bisogno di Pulcinella …”. Forse invece, avrebbe dovuto auspicare il contrario: Finché sul palcoscenico ci sarà Pulcinella, Napoli, al di là dei suoi gravissimi problemi, sarà comunque sempre salva! … |